La frazione di Sant'Agata sui Due Golfi
Grazie alla sua particolare posizione collinare, il borgo di Sant’Agata sui Due Golfi – nel comune di Massa Lubrense – deve il suo nome proprio al panorama di cui può godere: precisamente dal monastero delle Monache Benedettine (località Deserto), infatti, è possibile osservare sia il Golfo di Napoli che quello di Salerno.
Non solo: il toponimo “Sant”Agata” compare in documenti ufficiali datati 1347. E’ certo che derivi dalla presenza di una cappella oggi non più esistente, dedicata alla santa catanese.
Questa posizione “privilegiata”, quindi, ha reso Sant’Agata una meta ambita fin dal tardo Settecento, in particolare durante il periodo del Grand Tour.
L’aria salubre e le bellezze del territorio, infatti, sono state fonte d’ispirazione e rifugio del cuore di tanti letterati e artisti che della Penisola Sorrentina hanno fatto la loro dimora.
Anche oggi, Massalubrense con le sue frazioni, rappresenta l’archetipo del paesaggio di mare per eccellenza: come non rimanere incantati di fronte alla vista sull’Isola di Capri?
Da Sant’Agata, poi, è possibile avventurarsi lungo antiche strade che conducono a Sorrento e Massalubrense, nonchè percorsi sentieristici che portano a luoghi incantevoli: da qui partono il sentiero che porta al Fiordo di Crapolla e il Sentiero delle Sirenuse.
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Percorrendo Corso Sant’Agata, si giunge alla chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie.
Sebbene siano pochissime le fonti arrivate a noi circa la fondazione della chiesa, una prima notizia risale al 1475 e fino al XVI sec era conosciuta come “Santa Maria di Casafestina”, probabilmente dei fondatori, i Festinese.
Notizia certa è che a seguito di un’ondata di epidemia del 1665, tutti i documenti cartacei in possesso dell’allora parroco (contagiato e deceduto) fuorono dati alle fiamme per paura del contagio.
Leggenda narra, però, che la chiesa fu edificata per voto alla Madonna da un certo Marcantonio Festinese, abitante del borgo: avrebbe innalzato il tempio in cambio della salvezza di sua figlia dalle grinfie di un lupo.
In seguito all’elevazione a sede parrocchiale (nel 1566, sotto il pontificato di Pio V) e grazie ai rifacimenti condotti dal vescovo Mons. Centino e terminati nel 1625, la chiesa acquisisce l’aspetto che oggi vediamo.
Allineadosi all’architettura tipica di fine Rinascimento, l’edificio si presenta con pianta a croce latina a navata unica con volta, sei cappelle laterali (tre per lato) e con la cupola sulla crociera.
Gli interni della chiesa sono molto semplici ma eleganti: presentano festoni a foglia e altre decorazioni in stucco; la pavimentazione è costituita da riggiole risalenti all’ultimo quarto del Seicento.
L’altare maggiore, realizzato nell’ultimo decennio del Seicento dall’architetto e scultore fiorentino Dionisio Lazzari è un vero e proprio capolavoro sia per la raffinatezza policromatica degli intagli che per la ricchezza di dettagli.
Guardando la facciata della chiesa, alla destra del portale d’ingresso, svetta il campanile a tre ordini; nel secondo è apposto l’orologio in maioliche databili all’ultimo Settecento.
Sempre in maioliche, datate 1873, l’immagine della Madonna delle Grazie montata sul portale d’ingresso.
Il culto e le tradizioni legate a Sant'Agata
Tra le varie cappelle patronali, spicca quella della famiglia Pastena (la terza, a destra); in origine intitolata a Sant’Agnello, fu poi dedicata a Sant’Agata.
Sull’altarino è collocato un busto della santa in argento, realizzato con il contributo dei santagatesi alla fine degli anni ’80 del secolo scorso in sostituzione di quello precedentemente trafugato.
Dal libro “Storia di Massa Lubrense“ di Riccardo Filangieri di Candida, sappiamo che l’antica cappella dedicata a Sant’Agata si trovava all’angolo dell’attuale Corso Sant’Agata e “[…]della via che mena a Sorrento” ovvero l’attuale Via Termini.
Dismessa e abbandonata nel secondo Settecento, il culto alla santa da qui fu trasferito nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie.
Ecco spiegato, dunque, il forte legame che unisce comunità locale con Sant’Agata.
La comunità riserva alla Santa una speciale devozione ed ogni anno vengono celebrate numerose liturgie nei giorni antecedenti e successivi alla Festa, il 5 Febbraio.
Come da tradizione, nel giorno di Sant’Agata le famiglie si riuniscono per consumare il pranzo assieme. Non deve mai mancare la lasagna, la minestra “maritata” e la pizza di crema (parola di Nonna Maria, santagatese doc!).
La prima domenica dopo il 5 febbraio, la comunità parrocchiale porta in processione il busto in argento della santa, cantando l’antico “Inno a Sant’Agata”.