E’ un fatto noto che durante le Feste non si badi troppo alla bilancia: sono giorni di “abbondanza”, di feste in famiglia e con gli amici dove il buon cibo e i dolci diventano una scusa per stare insieme, raccontandosi.
Tanti studenti e lavoratori fuori sede tornano a casa proprio per le feste e quale occasione migliore se non incontrarsi davanti a una mensa imbandita di ogni prelibatezza?
Nelle settimane che precedono il Natale, pasticcerie e panetterie espongono con orgoglio i tradizionali dolci delle feste: Struffoli, Zeppole, Susamielli e Roccocò, Sapienze, Mostaccioli al cioccolato, Cassate siciliane, Pandori e Panettoni artigianali farciti con ogni sorta di crema e per tutti i gusti!
In alcune famiglie, la preparazione di alcuni dolci come struffoli e zeppole sono un vero e proprio rito dove un po’ tutti i membri del nucleo familiare sono invitati a dare il loro contributo.
I dolci di Natale a Sorrento
In questo video percorriamo un viaggio nella preparazione dei dolci tipici di Natale della tradizione napoletena nella cucina sorrentina.
Il Cenone della Vigilia ed il pranzo di Natale
Guai andare via da qui o trascorrere le Feste senza aver assaggiato queste prelibatezze!
E non solo: il Natale sorrentino (e napoletano più in generale) vanta una ricca e simbolica tradizione per i due giorni di festa: preparare il cenone della Vigilia di Natale e il Pranzo di Natale sono il momento in cui ogni famiglia propone con orgoglio le proprie usanze culinarie.
Una cosa che accomuna tutti è certamente l’usanza di consumare piatti a base di pesce la sera della Vigilia. Il menù a base di carne, invece, è d’obbligo al Pranzo di Natale.
Immancabile è l’insalata di rinforzo: è un’insalata tipica partenopea composta principalmente di sottaceti e altri contorni semplici.
Un tempo questa pietanza – non troppo amata dai più ma onnipresente in ogni tavolata – veniva preparata per “rinforzare” lo stomaco in quanto anticamente la Vigilia di Natale era giorno di “magra” ed era consentito solo consumare pesce.
Anche il capitone fritto non deve mancare, la sera della Vigilia, in ogni tavolata partenopea che si rispetti: è una portata irrinunciabile e forse non tutti sanno che questa, in realtà, conserva una sua simbologia bizzarra.
Essendo molto simile ad un serpente, la cultura napoletana ha associato fin dai tempi remoti questo pesce alla manifestazione di Satana in forma di serpe.
E dunque, uccidere e fare a pezzi il capitone con le proprie mani significa sconfiggere in maniera simbolica il male, cancellandolo dalla Terra.
L'usanza della frutta secca a tavola
Irrinunciabile è anche il cesto di frutta secca a fine pasto.
Non importa se si è mangiato troppo: quello della frutta secca è il momento in cui i commensali chiacchierano fra loro, passandosi lo schiaccianoci, tra datteri, noci, pistacchi, nocciole, arachidi e soprattutto i fichi secchi, preparati in autunno e conservati nei “cuoppi”.
Anche qui c’è un retaggio culturale antichissimo: in tempi remoti si credeva che la frutta secca fosse l’unico cibo concesso ai defunti.
Proprio per questo, è doveroso lasciare il cesto di frutta secca sulla tavola terminato il banchetto: è il momento in cui i cari defunti prendono simbolicamente parte al banchetto
La tradizione della Minestra Maritata
E per il 26 dicembre? Niente paura, c’è la Menesta ‘Mmaritata!
La napoletana minestra maritata, prende il nome dal connubio tra minestra di verdure e carne di ogni tipo. Solitamente viene consumata il giorno di Santo Stefano.
Se sei arrivato fin qua e ti è venuta voglia di assaggiare uno di questi piatti, non puoi non venire in Penisola Sorrentina.