La Settimana Santa rappresenta un aspetto essenziale del patrimonio culturale e tradizionale della Penisola Sorrentina, in cui tutto il territorio si identifica.
Durante questo periodo dell’anno, si sente il bisogno di tornare alle radici e alla terra natale, poiché il richiamo è davvero forte.
I riti locali della Settimana Santa raccontano di comunità, tradizione, spiritualità intensa e di un’eredità culturale che affonda le proprie origini in tempi remoti.
Le Origini delle Processioni
Le origini degli incappucciati sorrentini vanno cercate, in buona parte, nella tradizione spagnola.
Lungo la Spagna, infatti, possiamo trovare numerosi punti di contatto fra i cortei locali e quelli della penisola sorrentina: gli incappucciati; labari e croci; lampioni e fiaccole; bande musicali che eseguono marce funebri.
Non per ultimo, le varie statue raffiguranti l’Addolorata che ricordano molto la “Virgen Dolorosa” spagnola.
I riti pasquali della costiera sorrentina compaiono durante il XVII^ secolo, proprio sotto la dominazione Spagnola nel Meridione d’Italia.
Quel lungo e difficile periodo, infatti, fu segnato da numerose calamità: guerre, pestilenze e carestie.
In questo scenario così drammatico, fanno la loro apparizione i membri delle Confraternite.
I Padri Gesuiti e le Confraternite
Queste comunità di laici, fondate principalmente da gesuiti, sono animate da spirito di servizio alla comunità e si registra la loro presenza fin dal tardo Duecento, a Roma specialmente.
A Sorrento, abbiamo notizia che nel XIV^secolo esisteva la Confraternita dei Battenti di Sant’Antonino.
A Vico Equense, invece, la più antica confraternita – Santa Maria a Chieia – risale al Quattrocento.
Molte confraternite fiorirono fra il XV^ e XVI^ sec. La maggior parte di esse erano dedicate alla Madonna del Rosario.
Dal tardo Cinquecento in poi, molte delle confraternite locali si associarono a quelle di Roma, elevandosi così ad Arciconfraternite.
Un tempo, queste nascevano per scopi che oggi sono abbastanza “sorpassati”.
Tuttavia, oggi, tutte queste si dedicano comunque ad attività di beneficenza e sostegno attivo nelle attività parrocchiali.
La comparsa dei cortei penitenziali.
Spronati dalla predicazione dei Gesuiti (il cui fondatore dell’ordine era di origini iberiche!) cominiciarono a comparire i primi cortei della Settimana Santa.
Il Giovedì Santo, le processioni cosiddette “eucaristiche” vanno in visita ai vari Altari della Reposizione o Sepolcri.
il Venerdì Santo, invece, tutti i cortei penitenziali commemorano la Passione e Morte di Gesù.
Only from the second half of the eighteenth century the Neapolitan wooden statues (the Sorrowful Virgin and the Dead Christ) commissioned mostly by nobles and the “martyrs” of the Passion will arrive.
The polyphonic choirs that sing the Miserere first and those that sing hymns accompanied by the band later, will make their appearance in the various processions from the twentieth century onwards.
La Settimana Santa oggi
La calendarizzazione della Settimana Santa a Sorrento e dintorni inizia ben prima della Domenica delle Palme.
Anzi, è usanza locale celebrare la Prima Pasqua il 6 Gennaio – giorno dell’Epifania – consumando la tipica pastiera napoletana, la quintessenza della Pasqua in penisola sorrentina.
A partire dal Mercoledì delle Ceneri, i confratelli e consoreelle delle varie confraternite danno inizio ai prepararativi delle processioni della Settimana Santa.
Nelle case ci si adopera a preparare le Palme di Confetti e quelle in midollino, entrambe realizzate esclusivamente in penisola.
Queste creazioni vanno ad aggiungersi al classico ramo di ulivo, da benedire la Domenica delle Palme; dopo la liturgia, si scambiano in segno di buon augurio fra amici e parenti.
Dopo la Domenica delle Palme, fervono gli ultimi preparativi nelle varie congreghe, sedi delle varie Arconconfraternite e Confraternite.
Trascorsi i primi giorni coi suoi primi cortei (segnaliamo la processione dell’Addolorata di Sorrento, il Lunedì Santo e quella dei Luigini di Piano di Sorrento, il Martedì) ci si focalizza sul Triduo Pasquale.
In tali giorni si verifica una concentrazione incredibile di eventi e liturgie nelle chiese: la Messa in Coena Domini il Giovedì (nel quale si ricorda l’istituzione dell’Eucarestia); la Via Crucis il venerdì pomeriggio e l’Adorazione della Croce, alla sera.
Il Giovedì Santo in Penisola Sorrentina
Le chiese sono aperte fin dalle prime ore del giorno: si allestiscono gli Altari della Reposizione che accoglieranno il Santissimo dopo la liturgia del Giovedì Santo.
I membri delle varie confraternite – in un febbrile andirivieni – ultimano i preparativi per le imminenti processioni delle prossime ore.
Alcune donne sono incaricate di “vestire” la statuta dell’Addolorata.
E’ un compito puramente femminile: esso richiede cura, attenzione, un “amore” che solo le donne conoscono.
Si racconta che – fino a qualche decennio fa – era assolutamente proibito agli uomini vedere la statua spoglia.
Dal tardo pomeriggio, le sedi dei Sodalizi iniziano gradualmente a riempirsi di partecipanti e confratelli pronti ad uscire in processione.
Da Vico Equense a Massa Lubrense, sono cinque le procesisoni in visita ai Sepolcri.
Terminata la liturgia in Coena Domini, il corteo si prepara ad uscire mantenendo un clima di raccoglimento.
Le porte si aprono: le persone in attesa, fuori dalle congreghe, assistono in religioso silenzio allo snodarsi lento degli incappucciati.
I cantori del Miserere intonano i primi versi del Salmo 50; i tamburi squarciano il silenzio col suono mesto. Una marcia funebre accompagna il corteo.
E’ giunto il Tempo più intenso dell’anno!
I suggestivi cortei del Venerdì Santo
Terminate le processioni del Giovedì, seguono i preparativi per quelle della notte del Venerdì.
Sono quelle in cui si porta in corteo la statua della Madonna Addolorata.
La fede popolare di un tempo, vede in queste processioni notturne la Madre Addolorata in cerca del Figlio.
Il suo cuore di madre sa che Egli è stato catturato e presentato ai Sommi Sacerdoti per essere condannato a Morte.
La statua dell’Addolorata, quindi, portata in spalla da un gruppo di portatori, fa la sua uscita dalle porte della chiesa o della Congrega.
L’emozione è tangibile negli occhi dei più devoti: è il momento in cui ogni madre idealmente affida le proprie sofferernze alla Madre.
Le processioni fanno la loro uscita intorno alle 2:30 – visitando i Sepolcri nelle chiese – per far ritorno alle prime luci dell’alba e sono considerate le più suggestive.
Le processioni del Venerdì Santo sera sono considerate quelle per antonomasia, dal momento che vedono le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata percorrere insieme le strade cittadine.
Queste sono certamente più sentite e attirano più spettatori.
Al termine, con una cerimonia conclusiva, la processione si scioglie durante il canto del Miserere o degli inni dei vari cori presenti.
Le statue restano per qualche istante a disposizione dei fedeli che vogliono rendere omaggio.
Con questo rito si conclude il Tempo delle Processioni che, certamente, lascia un velo di malinconia in chi è cultore della tradizione.
Sono circa 20 i cortei processionali che escono tra il Giovedì e Venerdì Santo nei sei Comuni della Penisola e tutti, attraverso la propria storia e particolarità – da secoli – cercano di trasmettere il messaggio di Cristo.
E’ sbagliato e svalutatante, allora, considerare le processioni dei semplici eventi folkloristici: sono custodi di una tradizione antichissima che va preservata e trasmessa alle future generazioni!